EMBOLIZZAZIONE PROSTATICA

Fra le novità della radiologia interventistica è particolarmente interessante per la scarsa invasività e per gli ottimi risultati raggiunti l’embolizzazione prostatica, che si fa per curare l’ipertrofia prostatica benigna (o adenoma prostatico), che si manifesta frequentemente negli uomini dopo i 50 anni.

La prostata è una ghiandola a forma di castagna di circa 20 grammi, che si trova sotto la vescica e serve per la produzione del liquido seminale e per preservare la vitalità degli spermatozoi, ma che quando aumenta di volume restringe il lume dell’uretra e porta all’ispessimento della parete vescicale che diventa irritabile e si contrae anche quando contiene piccole quantità di urina, provocando una minzione più frequente. Inoltre con il tempo la parete della vescica perde tono muscolare e non si svuota completamente (ristagno vescicale). I problemi causati dall’Iperplasia prostatica (necessità di doversi alzare più volte durante la notte a urinare, aumento della frequenza urinaria, urgenza nella minzione, riduzione del flusso urinario, difficoltà a iniziare la minzione e svuotamento incompleto della vescica) interferiscono con i ritmi del sonno e peggiorano la qualità della vita per cui per liberarsene è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

Oggi è possibile ridurre l’invasività e i disagi dell’intervento chirurgico grazie all’embolizzazione delle arterie prostatiche, tecnica relativamente recente, ma eseguita ormai in diversi i centri nel mondo, che consiste nella chiusura delle arterie che irrorano la prostata, interrompendo il nutrimento dei tessuti prostatici e provocando una riduzione di volume della prostata che si ottiene iniettando particelle all’interno dei vasi prostatici che in pochi secondi si occludono in modo definitivo e irreversibile. L’embolizzazione prostatica quindi non è altro che l’occlusione delle arterie prostatiche, è completamente indolore, evita l’eiaculazione retrograda in vescica (complicanza inevitabile dell’intervento chirurgico) ed è eseguibile ambulatorialmente. Il radiologo interventista usa i raggi x per vedere all’interno dell’organismo del paziente attraverso un monitor, quindi è in grado di vedere i vasi della prostata e di seguire in tempo reale le manovre di cateterizzazione ed embolizzazione delle arterie prostatiche.

Inoltre con i nuovi angiografi rotazionali dotati di 3 D è possibile eseguire scansioni simili alla scansioni della TAC che consentono di vedere con precisione gli organi opacizzati dal mdc durante la fase angiografica pre-embolizzazione ed evitare così di embolizzare organi vicini.

L’embolizzazione prostatica si esegue con una piccola anestesia locale sull’inguine attraverso l’arteria femorale (solitamente la dx) dalla quale si raggiungono con il catetere angiografico le arterie prostatiche che sono generalmente una per lato (dx e sn) e si embolizzano entrambe con lo stesso accesso. Solitamente si embolizza prima la metà sn della prostata: dopo aver incannulato l’arteria prostatica sn, attraverso il catetere, s’inietta prima mezzo di contrasto (angiografia) che evidenzia i rami arteriosi e quindi s’iniettano microsfere di calibro compreso fra 300 e 500 micron che chiudono i vasi arteriosi prostatici bloccando l’afflusso di sangue alla metà sn della prostata. Dopo aver embolizzato la metà sn della prostata si posiziona il catetere nell’arteria prostatica dx e si ripetono le stesse operazioni fatte per la metà sn. Embolizzate entrambe le arterie prostatiche si ottiene la riduzione di volume della prostata e la scomparsa della stenosi uretrale con tutti i disturbi correlati mantenendo intatte tutte le funzioni urinarie e sessuali.

 

April 8, 2019 TIPOLOGIE DI TRATTAMENTI , , , , ,
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